top of page

IL BAR DEI PIGMEI

  • Immagine del redattore: Uliano Massimi
    Uliano Massimi
  • 30 nov 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Mambele Carrefour ( Incrocio ) e’ un piccolo agglomerato di case di legno sorto in seguito all’aumentato traffico di camion che trasportano il legname tra il Camerun ed il Congo. I suoi abitanti sono per la maggior parte pigmei Baka costretti ad abbandonare la foresta in seguito alla costituzione del Parco Nazionale della Lobeke’ oltre che ad una nutrita’ comunita’ di commercianti mussulmani provenienti dal nord del Camerun o da paesi dell’Africa Occidentale. Molti Baka lavorano ora come guide, portatori, rangers o hanno altre mansioni all’interno della riserva. A Mambele non c’e’ la luce, non c’e’ mai stata; i telefoni non squillano, non c’e’ una antenna telefonica; l’acqua, se la vuoi, te la vai a prendere con le taniche di plastica nel pozzo cittadino o alla sorgente nella foresta. L’unico bar di Mambele serve birra o bibite a temperatura ambiente. Ma da quel bar, tutte le sere, grazie ad un gruppo elettrogeno, esce musica a tutto volume attirando frotte di clienti. Quella sera sto contemplando il firmamento davanti al Johannesburg Palace Hotel, un superlussuoso …………scusate, una sgangherata “stanberga di legno” ed io sono uno dei suoi piu’ “facoltosi” clienti. Attirato da quel frastuono mi avvicino all’edificio. Molte persone chiacchierano sorseggiando birra calda all’esterno della struttura. Mi avvicino all’unica “finestra senza finestre” sbirciando all’interno tra le teste degli altri curiosi. In uno spazio piuttosto ristretto, delimitato da tavoli e poltroncine, un nutrito gruppo di Baka ballano al ritmo delle note musicali.

Spinti dall’alcool sotto forma di Ngolongolo, un distillato di mais, o da superalcolici venduti in sacchetti monodose di 30 grammi, ballano senza sosta. Entro e mi siedo su una poltroncina cercando di passare inosservato. Petit Jean, la mia guida nella Lobeke’, smette di ballare e viene a salutarmi. Il suo odore e’ pungente: non so se e’ l’alcool o il sudore ma e’ qualcosa che non puoi dimenticarti, qualcosa di ripugnante. Il suo sorriso dolce ed ammaliante rivela delle armi micidiali: 8 canini, 4 sopra e 4 sotto. I Baka erano soliti scolpire gli incisivi trasformandoli in canini. Ma l’operazione e’ cosi’ dolorosa che ti fa rasentare la pazzia. Un bastone viene fatto stringere tra i denti mentre la persona addetta comincia, con l’aiuto di un coltello affilato e di una pietra, a modellare i denti. La limatura completa il lavoro. Altri decidono di estrarre gli incisivi superiori o inferiori ed il metodo non e’ meno traumatico. E’ quello che ha fatto la donna che continua a ballarmi davanti con occhi sgranati e mani alzate sputandomi le sue parole a me incomprensibili. In pista c’e’ Marcel, Benjamin e molti amici Baka conosciuti durante la cerimonia funebre di una bambina la settimana scorsa. Ci sono molte donne, alcune con i bambini trasportati dietro la schiena costretti ad assecondare i desideri delle madri. Alcune continuano a trangugiare le bustine monodose di superalcolici ignare della sofferenza inferta ai loro piccoli. Una in particolare attira la mia attenzione. La madre sta scolando la bustina di alcool davanti ad una delle casse che spara musica a tutto volume. Suo figlio di pochi mesi e’ appeso alla sua schiena nella maniera caratteristica delle donne africane. Il suo viso trasmette tutta la sofferenza che sta subendo. I Baka spesso spendono in alcool tutto il denaro guadagnato duramente nei campi durante il giorno. Dei bambini sono seduti poco lontano da me. Domani non andranno a scuola. Come ieri e come sempre. Molti bambini Baka non frequentano la scuola. Alle ore 23.00, stanco di quelle scene tristi e frastornato dal volume della musica, ritorno all’hotel. Alle ore 01.30 la musica viene bruscamente interrotta a causa di una rissa scoppiata tra un Bantu ed un Baka finito poi all’ospedale. Mentre cerco di prender sonno mi viene in mente una massima letta nell’ospedale di Moloundou che recitava cosi’: BAKA + NGOLONGOLO + MACHETE = MORTE.


P.S. Tutti i popoli autoctoni costretti ad abbandonare la loro vita tradizionale e la loro cultura cadono nello stesso trabocchetto, l’alcool. Durante la mia permanenza di tre giorni con i Baka nella foresta neanche un grammo di alcool e’ entrato nel loro stomaco.


Aprile 2014

Comments


RECENT POSTS:
SEARCH BY TAGS:

© 2023 by NOMAD ON THE ROAD. Proudly created with Wix.com

bottom of page