I POZZI CANTANTI DEI BORANA
- Uliano Massimi
- 8 gen 2017
- Tempo di lettura: 4 min
Marsabit, Kenia.
Avvolto da una fitta nebbia lascio di buonora il Jey Jey Center Hotel diretto ai pozzi cantanti. Il giorno prima Duda, una guida locale, mi aveva guidato sul luogo dove i Borana attingono acqua per la famiglia e gli armenti. Lungo il tragitto incontro soltanto un paio di ragazzi, uno trasporta due recipienti di plastica all’interno di una carriola, l’altro spinge una bicicletta, carica di taniche vuote, su una rampa sabbiosa generalmente percorsa da centinaia di capi di bestiame diretti all’abbeveratoio. Arrivo nei pressi di alcuni pozzi asciutti e di altri pieni di acqua stagnante nello stesso istante di una numerosa famiglia di babbuini. Il maschio dominante non mi perde di vista un attimo ma si allontana di poco non appena tento di avvicinarmi al gruppo. Mentre i piccoli giocano arrampicandosi sugli alberi pieni di licheni penzolanti, gli adulti si dirigono verso l’acqua putrida per dissetarsi. Riprendo il cammino fino ai pozzi principali dove mi imbatto nel ragazzo con la bicicletta che nel frattempo aveva raggiunto la meta. Ha tre taniche da 20 litri che deve riempire per la sua famiglia di 11 persone. L’acqua viene utilizzata per bere, per cucinare ed anche per lavare. Per raggiungere il pozzo camminiamo in bilico lungo il bordo dell’abbeveratoio di cemento. Il pozzo e’ coperto da una grata di legno per impedire cadute accidentali. Calandoci lungo un tronco nodoso raggiungiamo la superficie dell’acqua, 5 metri piu’ in basso. Le taniche di colore giallo galleggiano ora sul prezioso liquido. Il livello dell’acqua rimane costante quasi tutto l’anno con una modesta contrazione durante la stagione secca. Poco lontano alcuni pozzi sono asciutti, il fondo occupato da uno strato sabbioso. All’interno, ogni 130-150 centimetri, vengono posizionati dei tronchi a formare una specie di terrazzino su ciascuno dei quali si posiziona una persona che utilizzando il sistema del passamano permettera’ ai secchi pieni di acqua di raggiungere la superficie. Ora siamo solo in due e dovremo faticare non poco per far salire le tre pesanti taniche piene di acqua. Lo aiuto a caricare la bicicletta e a spingerla su per la ripida salita sabbiosa calpestata giornalmente dagli armenti. Mentre ricomincia a piovere ritorno sui miei passi riparandomi sotto un fitto cespuglio. Trascorro il tempo ad osservare le specie di uccelli che visitano i pozzi e la vegetazione circostante. Dopo un tempo interminabile spuntano i ragazzi incaricati a scendere dentro i pozzi. Ogni pozzo appartiene ad un privato che ne concede l’utilizzo alla comunita’. Questo viene sfruttato da uno o piu’ clan tribali. Gli animali, che hanno la priorita’ durante i periodi di siccita’, vengono abbeverati ogni due giorni.
Il primo compito sara’ quello di ripulire l’abbeveratoio e la vasca di ricezione dalla patina di fango depositata dall’acqua del giorno precedente. Gli uomini si posizionano all’interno del pozzo cantando motivi tradizionali per scandire il ritmo ed incitarsi a vicenda. Dalla piccola collina cominciano a scendere gruppi di muli che trasportano recipienti di plastica. Ci sono tre tipi di basto. Il basto a cassetta ha forma trapezoidale ed e' costruito con assi di legno inchiodate tra loro; quello a cesta costruito con rami duttili a formare un arco e legati tra loro da cordame vegetale; infine quello ad “y” sempre costituito da rami legati con cordame. Il basto poggia su una pelle di capra o di mucca e viene quindi fissato da una specie di cinta di fibre vegetali che passano sotto la coda e la pancia del mulo in modo da stabilizzare il carico. Assieme ai muli fanno la comparsa le donne di etnia borana. Le vesti colorate, le collane di ambra, di metallo, di perline colorate e i bracciali di metallo che indossano alle caviglie, ai polsi o alle braccia esaltano la loro naturale bellezza. Masticano qat, una pianta originaria delle regioni orientali dell'Africa, le cui foglie contengono un alcaloide dall'azione stimolante. Mentre il pozzo entra in piena attivita', le dolci note scandite dalle persone al lavoro rieccheggiano nell'aria. Uomini e donne continuano ad arrivare, chi con la carriola, chi con la bicicletta, chi con i muli e chi con la tanica sulla schiena. Ogni tanica piena riconsegnata al committente gli fa guadagnare 30 Ksh, lo scellino keniota. I muli, attirati dall'acqua, si precipitano a bere. Per contenere la loro foga i padroni sono costretti ad usare i frustini. Non essendo ancora il loro turno vengono fatti indietreggiare, gli vengono legate assieme le zampe anteriori e fissati ad un albero nelle vicinanze. Una lunga fila di donne borana sedute sulle proprie taniche vuote attende il proprio turno. Nel frattempo in cima alla collina il bestiame, controllato da alcune persone armate di fucile, si sta radunando. A volte ai pozzi avvengono degli scontri a fuoco tra uomini di etnia Borana e quelli di etnia Rendille, loro acerrimi nemici. Quando il tappo viene tolto dalla vasca di ricezione l’abbeveratoio si riempie e i muli vengono invitati a dissetarsi. Gli animali si spingono a vicenda, mordendosi a volte, per conquistare una buona posizione. Ad un altro segnale convenuto sono le donne a precipitarsi verso le vasche di acqua con secchi vuoti o contenitori autocostruiti; li riempiono rapidamente e tornano alle loro taniche per riempirle. L’operazione si ripetera’ numerose volte prima che il tempo a loro disposizione per ora finisca. Sembra una scena di Giochi senza Frontiere. Ora e’ il turno dei bovini. Nella discesa forsennata dalla collina le mucche travolgono i muli legati agli alberi costringendole a difficili manovre per raggiungere l’acqua. Quando qualcuno non rispetta il turno o cerca di prevaricare sugli altri trasgredendo le regole i ragazzi smettono di lavorare ed in breve tempo l’abbeveratoio si svuota del prezioso liquido costringendo tutti ad arrestare la frenesia. I turni si susseguiranno fino al tardo pomeriggio quando il silenzio tornera’ a dominare i pozzi cantanti dei Borana.
Marzo 2008
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