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AWALI

  • Immagine del redattore: Uliano Massimi
    Uliano Massimi
  • 8 gen 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Seduto sotto una pesante coperta di lana grezza, Awali sta entrando in uno stato di trance. La musica tradizionale dal forte potere ipnotico, suonata ad un ritmo sempre’ piu’ incalzante, ha gia’, sortito il suo effetto. Da alcuni minuti tre donne, spinte da forze apparentemente occulte, si agitano e vagano tra la folla assiepata in uno spiazzo alla periferia del villaggio di Dagarka nel Niger centrale. Brandendo pesanti asce sopra la testa si avvicinano alla gente con uno sguardo vuoto; dopo un piccolo balzo sul posto seguito da un grugnito continuano a danzare.

D’improvviso Awali esce dal suo “ rifugio “. Gattonando lentamente verso i musicisti rotea la lingua nell’aria come fosse un rettile. Raggiunge un grosso catino pieno di acqua sistemato di fronte al gruppo musicale. La gente lo circonda. Immerge la testa scuotendola a destra e a sinistra per parecchi secondi prima di rialzarsi sulle ginocchia guardando fisso nel vuoto. Sembra che stia impersonificando la dea dell’acqua, Mami Wata. La musica accelera il ritmo mentre Awali immerge la testa per una seconda volta. Intanto, in un angolo lontano dalla scena, le donne in trance conficcano le asce una dopo l’altra in un punto. Gli spiriti, per mano loro, hanno stabilito il luogo dove sara’ sacrificato il montone. Ma prima succede qualcosa di incomprensibile al centro dell’arena, qualcosa che neanche Ibrahim, la mia guida, riesce a spiegarmi. Awali viene vestito di abiti bizzarri; a fianco a lui il montone da sacrificare, attorno decine di persone.

​ La luce del giorno comincia a scemare. Alla fine di uno strano rituale il montone viene condotto sul luogo del sacrificio. Gli spiriti aspettano impazienti il suo sangue. Nel frattempo Awali e’ tornato tranquillo, seduto tra i familiari. E’ quasi buio. Poco lontano un Marabut, religioso mussulmano, venuto appositamente per la cerimonia, sta cercando qualcosa in un mazzo di fogli di carta assistito da altre due persone. Alla luce della mia frontale il Marabut legge, ad alta voce, quello che secondo lui c’e’ scritto su questi fogli. Una bava biancastra gli esce dalla bocca, forse la prova dell’assunzione di allucinogeni. Io vedo soltanto disegni astratti ed incomprensibili ma sia lui che la donna di fianco a me leggono come se si trattasse di frasi compiute. Stanno cercando qualcosa, i fogli vengono passati rapidamente in rassegna, ognuno e’ diverso dall’altro ma tutti sono pieni di disegni, figure geometriche ed antropomorfe. Nel buio della notte la gente comincia a ritornare alle proprie abitazioni.

Marzo 2012

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